Archive for maggio, 2015

Una moda eticamente corretta

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Care amiche, vi invito ad una riflessione sui nostri acquisti,

Quando andiamo nei grandi magazzini dell’abbigliamento  e acquistiamo per pochissimi euro un capo di vestiario, non esultiamo. Non abbiamo fatto un affare

Abbiamo solamente alimentato una catena di grande sfruttamento delle persone, a volte, purtroppo, anche di bambini. Persone pagate pochissimo e fatte lavorare in condizioni disastrose ad orari impossibili. Per questi motivi  questo capo che abbiamo acquistato costa così poco.

Una moda eticamente corretta vuole dire che ha rispettato i diritti di chi lavora e l’ambiente dove è stata prodotta. Significa che sono stati usati materiali biologicamente corretti a salvaguardia della salute nostra e del nostro pianeta.

Nel mio piccolo, nel mio atelier, cerco di rispettare al massimo questi principi.

Questi bellissimi caftani pubblicati in queste foto provengono dall’Etiopia, sono stati realizzati in cotoni pregiatissimi e  lavorati tutti interamente a mano. Sono ora in vendita nel mio atelier a Milano in via Castelmorrone 9

Ringrazio l’Associazione BAM Bottega delle Arti e dei Mestieri per avermi invitato al Fair Ethical Fashion Show dove ho avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare i loro progetti.

 

 

 

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La rinascita di un vecchio abito

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Accessori Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

Spesso capita di avere un abito che ci ha stancato e che non ci piace più.

Proviamo a dare a questo capo una luce diversa con una nuova collana, cercata appositamente per  lui. Ci accorgeremo che la cura che dedichiamo ad un abito rende i suoi frutti. Un po’ come con le persone. Non possiamo pretendere di ricevere affetto e attenzioni senza darne almeno altrettante.

Un abito che magari anni prima è stato tanto amato e ora si ritrova appallottolato in fondo all’armadio, si ribella e non ci trasmette più nessuna emozione.

Proviamo invece a riprenderlo, a portarlo prima di tutto in tintoria, poi ad indossarlo nella nostra boutique di riferimento e qui incominciare a provare collane e orecchini. Quando scatterà quel colpo di luce che ormai era spento, significa che abbiamo trovato il pezzo giusto.

Spesso mi è capitato di provare con le mie clienti a ridare vita ad un abito datato, ma che dispiace buttare via.

Incominciamo sempre dal modello e qui apportiamo le eventuali modifiche, la scollatura da cambiare, da ritoccare la lunghezza, un nastro di colore diverso in vita…..

Poi si passa agli accessori, importantissimi per cambiare il look a qualcosa  che ha stancato. Pensiamo a dei sandali studiati apposta per il nostro abito, e sicuramente a una nuova collana. Con tutte queste attenzioni particolari riusciremo senz’altro a dare  nuova vita ad un vecchio abito al quale eravamo tanto affezionate.

 

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Ethical Fashion Show a MIlano

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Dal 22 al 24 maggio si terrà a Milano in via Tortona 54, nello Spazio ex Ansaldo, un’esposizione di moda creata da donne etiopi.

Interveniamo tutti numerosi a sostenere, con la nostra ammirazione. questo bellissimo progetto


Caftani a Milano

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Caftano da città Pour que tu m’times di Carla Massara,Milano via Castelmorrone 2

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Cosa c’è di più bello di un caftano da città? Ovvero quel capo che rende splendida qualsiasi donna. Per portare un caftano a Milano bisogna essere donne di grande personalità, per non venire sopraffatte dallo stile imperioso di questa tunica.

Si può sempre imparare ad indossarlo, senza temere l’alto tasso di seduzione che questi caftani da città della collezione Pour que tu m’aimes trasmettono.

 

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Una giornata in armonia

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Pantaloni e top Pour que tu m’aimes di Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

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Non capitano di frequente, ma a volte capitano. Parlo di quelle giornate speciale dove inaspettatamente regna l’armonia. Tutto si ferma, il tempo sembra bloccarsi e inchinarsi davanti a questi momenti magici. Nessuna nube all’orizzonte di queste giornate speciali, solo sole e brezza leggera, profumata d’amore. Quell’amore unico e preziosissimo che si chiama amicizia.

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Non le solite camicie sotto il sole…

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Camicie Pour que tu m’aimes di Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

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Avere nel proprio armadio una serie di camicie colorate, a tinta unita o stampate, con molte varianti di colore  per fare tanti abbinamenti, è una grande sicurezza.

Qualsiasi evento ci possa capitare non ci troverà mai spiazzate, perché una camicia particolare, soprattutto in estate, risolve tutto.

Dal jeans al pantalone di seta largo , non c’è niente di meglio di lasciare le  t-shirt e magliette varie nell’armadio ed indossare una camicia o una tunichina per sentirsi subito avvolta in qualcosa di speciale che ci toglierà una bella manciata di anni e aggiungerà un tocco di classe.

 

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Non i soliti pantaloni sotto il sole….

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Pantaloni Carla Massara  via Castelmorrone 9 Milano

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Suggerisco a tutte di provare la sensazione meravigliosa d’indossare un pantalone stampato di seta, leggero, freschissimo e sempre perfetto.

Il modello è morbido e fluttuante, piccolo e asciutto sui fianchi e danzante intorno alle gambe. Ad ogni passo si muove con noi, creando un movimento molto femminile e sensuale.

Niente a che vedere come classe con un pantalone stretto e corto. Un altro pianeta, però raggiungibile a tutte, alte,  piccole, robuste e magrissime. Assolutamente da sperimentare, perché aggiungerà ad ognuna di noi un pizzico di fascino in più.

 

 

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Citazioni di moda

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Finalmente è iniziato quel fantastico clima che ci permette di andare in giro con abiti  leggeri e poche preoccupazioni di cosa metterci sopra, se non un piccolo giacchino di pelle o di camoscio.

Mai come quest’anno ci sono abiti deliziosi da indossare, a pois, a fiori…

Evocazioni di tempi lontani ma non così tanto da non averli indossati, rivisitazioni di stili, citazioni di passaggi importanti nella storia della moda.

Brigitte Bardot tra pois e vichy, Jane Birkin con camiciole leggere e jeans a zampa, tutto già visto ma sempre infinitamente adorabile.

 

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Salute delle donne

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Riporto questo interessantissimo articolo della sinologa Dott.ssa Alberta Ferrari. Penso possa essere di grande utilità a tutte noi donne, trattando un argomento che purtroppo ci tocca  molto da vicino.

Siamo noi donne le prime a dovere essere informate in maniera corretta ed esaustiva su quello che riguarda la nostra salute.

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Salute delle donne: no alle strumentalizzazioni politiche

Autrice la senologa Dott.ssa Alberta Ferrari

 

48200 nuovi casi di tumore al seno in Italia nel 2014; si stima che nel 2020 saranno 51500 (fonte AIRTUM). Nel 2011 (dato più recente) il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 11.959 decessi (fonte ISTAT), al primo posto anche in diverse età della vita, rappresentando il 29% delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 23% tra i 50 e i 69 anni e il 16% dopo i 70 anni.

La PREVENZIONE del tumore al seno, come già ribadito diverse volte su questo blog, è uno degli argomenti più dibattuti e controversi nel mondo scientifico e oggetto di comunicazione divulgativa sovente scorretta. Con questo termine si allude infatti impropriamente allo screening, che è una forma di DIAGNOSI PRECOCE: usare i giusti termini sarebbe già una prima misura per uscire dall’ambiguità rispetto alla prevenzione primaria, quella che ha come finalità di impedire lo sviluppo della malattia.

Poiché non conosciamo davvero le cause del cancro al seno, la prevenzione primaria al momento è attuabile solo nella forma di riduzione dei fattori di rischio noti nonché nei tumori da causa genetica, 5-10% del totale, problematica complessa che va trattata a parte.

Per oltre 20 anni è stata la diagnosi precoce è stata venduta come “prevenzione”, strategia con cui si prometteva debellare il cancro al seno. Del resto le premesse scientifiche potevano in parte giustificare questa impostazione: allora si postulava che il tumore al seno fosse una patologia omogenea che se identificata in tempo poteva davvero abbattere la mortalità.

Con oltre 12.000 donne morte nel 2014 per cancro al seno nonostante una cultura dei controlli e dello screening ventennale anche se non ancora ottimizzata, un ripensamento è d’obbligo. Oggi sappiamo che esiste una famiglia di sottotipi di tumore al seno diversissimi tra loro che richiedono pertanto un’estrama personalizzazione: il che rappresenta non solo una nuova sfida per lo screening, come sostiene Livia Giordano Presidente del GISMa, ma suggerisce anche di puntare contestualmente l’obiettivo su altro: in particolare sulla prevenzione primaria (ricerca e rimozione di cause ambientali, correzione di stili di vita) e sulla gestione della patologia in ambito corretto, ovvero le breast unit: entrambe responsabilità squisitamente di politica sanitaria.

Questo implica comprendere che le campagne di “prevenzione” devono abbandonare i consueti toni trionfalistici e comunicare correttamente invece che oggi “prevenzione”, “diagnosi precoce” e “miglior cura” sono parte di una strategia complessa del contrasto alla crescente incidenza e alla mortalità del tumore al seno.

Una strategia che al momento include anche il prezioso ruolo dello screening mammografico, che in base alle attuali seppur controverse evidenze non è da rottamare. Certo è necessario ricollocarlo in un ruolo più realistico. Ovvero: evita 7-9 decessi su 30 attesi ogni 1000 donne (dati di E. Paci e EUROSCREEN Working Group), rende meno aggressivi gli interventi terapeutici migliorando la qualità di vita, presenta luci e ombre di cui le donne devono essere consapevoli: ma non può essere lo strumento in grado, da solo, di debellare la mortalità per cancro mammario e meno ancora la malattia in sè.

i dati europei sullo screening mammografico

Ho ritenuto offensivo, all’indomani della pubblicazione di un importante (e altrettanto controverso) studio canadese che concludeva la sostanziale inefficacia dello screening mammografico nel ridurre la mortalità per neoplasia mammaria, il voltafaccia dei media repentinamente passati dall’eccesso di ottimismo comunicativo (“sconfitta del cancro al seno entro 2010-2020“, convertito al più recente “guarire con 3 semplici regole“), alla rivoluzione copernicana “la mammografia non salva la vita“. E’ offensivo perché le donne che hanno sviluppato un tumore vengono disorientate, manipolate, confuse. E perché queste semplificazioni sono più simili a slogan pubblicitari che a corretta informazione sanitaria.

Oggi possiamo aggiungere alla confusione ingenerata dai media la strumentalizzazione politica, comunicata con una superficialità imbarazzante ancora peggiore. Come ancora inadeguate appaiono le “controffensive”.

Vorei dire a Beppe Grillo che la comunicazione sanitaria va fatta in modo prudente, competente, priva di strumentalizzazioni e con la consapevolezza che si trattano temi sensibili e specialistici, spesso ancora controversi in ambito scientifico: non si possono ridurre a pericolose semplificazioni.

Vorrei anche suggerire alla ministra Lorenzin di domandarsi, prima di indignarsi, cosa è stato fatto (e con quali tempi e fatica!) per il percorso breast unit, che garantisce un contesto di trattamento che assicura il 18-20% di guadagno sulla mortalità. Lorenzin è artefice della tanto sospirata firma sulla delibera per le breast unit giunta a dicembre 2014 in Conferenza Stato Regioni, ma non dimentichiamo che dal 2006 l’intento giace congelato. E oggi vorrei vedere maggior rigore e velocità nell’attuazione della delibera stessa, che numerose regioni stanno ancora ignorando.

Vorrei chiedere alla Ministra di non reagire a un’affermazione semplicistica con slogan altrettanto semplicistici: “l’arma più efficace, talvolta l’unica, per sconfiggere il cancro è la prevenzione” (leggi diagnosi precoce). Vorrei che il problema del tumore più diffuso nel sesso femminile e in allarmante crescita d’incidenza (soprattutto nelle fasce d’età giovanile) fosse affrontato, dopo tanti anni di manipolazione e minimizzazione, con l’obiettivo di garantire risultati concreti. Ovvero un miglioramento nella prevenzione primaria e qualità delle strutture di cura accanto all’ottimizzazione dello screening che in Italia è empre in progress: obiettivi che dopo 20 anni di ottimismo puerilizzante, pinkwashing e santificazione della “prevenzione” non sono stati raggiunti, come dimostrano i dati epidemiologici.

E’ tempo e non da ora che la salute femminile venga affrontata con la serietà che richiede un fenomeno socio-sanitario di proporzioni allarmanti. E la direzione corretta non sono comunicazioni mediatiche mirate alla spettacolarizzazione, non sono campagne offensive e demenziali, non sono la strumentalizzazione politica di ogni colore.

La doverosa precisazione ex post di Grillo è corretta ma tardiva: ” Non penso che la mammografia non sia utile o necessaria. Anzi penso che sia utilissima. Ce l’avevo con la cattiva informazione che fa credere che facendo questo esame non venga il tumore. Credo che le donne si debbano informare perchè a volte ci sono dei falsi negativi o dei falsi positivi che possono allarmare inutilmente”. Certo, giusto. L’informazione varia in Italia, da scrupolosissima ad approssimativa nei diversi centri di screening e c’è grande impegno nel migliorarla. Ma queste precisazioni non avvengono nel giusto contesto e in ogni caso sono tardive e patetiche. Se si vuole affrontare il tema della politica sanitaria allora è necessario acquisire padronanza della materia.

Giornalisti, ma soprattutto politici, il mio messaggio è questo: le donne stanno sempre meglio comprendendo che i loro diritti in ambito salute di genere sono sottovalutati, disattesi, strumentalizzati. Non si informano più prevalentemente (spiace deludere la sua convinzione misogina Beppe Grillo) su “Donna Letizia“. Sono spesso più consapevoli e agguerrite dei curanti che incontrano.

Invito ogni genere di sciacallo a non sottovalutarle più.

E invito chi ha a cuore il tema a farsene carico, con tutta la complessità e talvolta la scomodità che implica. Decisori di questo Paese, non agitatevi in vuoti proclami sul fatto che avete a cuore la salute delle donne: semplicemente, dimostratelo.

Si ringraziano le donne operate al seno le cui immagini sono tratte dalla mostra Ferite Vincenti

 

 


Una maglia preziosa per amica

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Maglie Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

A volte basta una bella maglia per essere eleganti. Non parliamo certo di maglie qualsiasi, ma di filati di pregio con una costruzione stilistica del capo  mai banale.

La differenza da una maglia così e una maglia “normale” è abissale. Niente come un bel capo di maglieria può sostenere anche una giornata importante. Oppure, al contrario, se non è di ottimo livello, non essere assolutamente all’altezza della situazione.

Una maglia azzurra di cotone e cachemire con i bordi in chiffon di seta può valorizzare al massimo un semplice jeans. Sicuramente sarà uno splendido acquisto che durerà intatto nel suo fascino lungo il  tempo e le epoche.

 

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Moderne seduzioni

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Completo pantalone Pour que tu m’aimes di Carla Massara

Giacchino Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

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Nl mio personale mood, in questo periodo, sento tantissimo la voglia di avere tanti pantaloni morbidi e fruscianti, in tessuti stampati, in seta e in jersey, e alcuni completi pantaloni e top uguale. Secondo me l’immagine di fascino in una donna è rappresentata da questa immagine.

Pantaloni così glamour da essere unici, così variabili negli abbinamenti da creare ogni volta un look diverso e così inaspettatamente femminili e seducenti da fare restare spiazzati chi vogliamo colpire nel cuore.

Non più abitini corti per sedurre ma pantaloni e top in seta, in fantasie belle come un’opera d’arte e in tessuti che accarezzano il corpo ad ogni movimento. Richiami sottili e profumo di moderna seduzione ed eleganza.

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Micro e macro fantasie

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Spolverino e abito Pour que tu m’aimes di Carla Massara, Milano via Castelmorrone 9

Sandali Cesare Paciotti

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L’arte di unire micro e macro fantasie insieme non è così complicata come può sembrare. A volte alcune stampe sembra che non c’entrino nulla tra di loro ed invece, avvicinandole, scocca quella scintilla che fa si che si possano nascere un  grande amore.

Innanzitutto bisognare osare, poi occorre provare. Solo accostando vicino le fantasie si può capire se c’entrano qualcosa tra di loro, non basta assolutamente immaginarle.

A questo spolverino di seta operata ho pensato di unire alla micro lavorazione bicolore del tessuto  una macro stampa dell’abito, richiamando unicamente il giallo zafferano di entrambi. Qualche rarissimo accenno di nero nella stampa dell’abito accentua ancora di più la fusione perfetta dei due capi.

In questo caso dei sandali di camoscio nero e una grande borsa a mano nera danno il tocco finale a questo completo, utilissimo per qualsiasi occasione

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